3.5 Genere e sviluppo rurale nei programmi di cooperazione

DONNE, TERRE, MERCATI: UNA RICERCA

Gabriella Rossetti - Centro Interateneo per la Cooperazione, Università Ferrara

Presentazione dei risultati della ricerca IAO/gender che si è svolta dal 2010 al 2013 in Sahel e Mozambico. Attraversando i territori e i progetti ancorati ad alcuni programmi di sviluppo rurale, si sono affrontate alcune questioni relative alla posizione e ai ruoli delle donne .Nel momento in cui tutte le organizzazioni "globali" insistono sulla centralità delle donne  per garantire sicurezza alimentare e sviluppo (crescita) della produzione agricola, ci si chiede  1) a quali costi, e condizioni per le donne si propongono le nuove politiche di sviluppo agricolo, come si legano ai mutamenti delle relazioni di genere? 2) che cosa significa, sul terreno, nei contesti specifici, reclamare un diritto delle donne alla terra? 3) quali strumenti possono garantire "voce", "agency" e capacità negoziali alle donne di quei contesti' 4) come devono cambiare i mercati del lavoro e i mercati locali (e non solo) per permettere l'"accesso" promesso e non concesso alle donne delle piccole imprese famigliari e a quelle più povere?  Si sono avanzate alcune risposte/proposte rivolte a chi fa cooperazione e non solo.   La presentazione dovrà essere sostenuta da interventi di chi ha partecipato alla ricerca, ma anche di chiunque abbia riflettutto su questi temi e desideri discuterne per proseguire oltre.

 

 

AGRICULTURAL GENDER INDICATORS TO IMPROVE DEVELOPMENT PROGRAMS: A CRITICAL APPROACH

Francesca Alice Centrone – CISAO, Università di Torino  (Angela Calvo - DISAFA, CISAO, CIRSDE)

The use of indicators as tools to summarise large amounts of data, providing information as comprehensive as possible about a particular phenomenon, it is largely shared by the academic world. Nevertheless, it may be noted how the supply and the availability of gender indicators, applied to the specific framework of natural resources and agriculture, are very limited, especially in developing countries. This research would therefore analyse this lack, focusing on the importance of identifying gender indicators in rural settings of these Regions, comparable over time and space. Gender indicators in agricultural developing contexts can have multiple purposes: they can be a methodological resource for the comparative analysis of gender in the stages of feasibility, monitoring and evaluation of cooperation projects, focused in rural-agricultural issues, as well as having an impact on national agricultural policies, lobbying and advocacy.  For this reason, in a general turmoil context like the present, characterised by the debate on the new Sustainable Development Goals, included in the Post 2015 Development Agenda, gender indicators in agricultural contexts may play an important role as support instrument for the new global instances. Moreover at micro level, the development and the provision of gender indicators, as much as possible qualitative and all-encompassing, would appropriately supplement the deficiencies in statistical terms frequently observed by technicians and researchers, both at national databases level, both within national or regional specific field surveys, particularly in the Southern countries. In conclusion, the need to measure the actual incidence of women in natural and agricultural resource management, could be translated in the development of indicators gender-sensitive oriented, to be used as a tool to analyse, and possibly promote the active participation of women in political and economic life in the North as in the South of the world.

 

 

GENDER MAINSTREAMING IN INTERNATIONAL DEVELOPMENT: AN EVALUATION OF STRATEGIES IN HEALTH AND EDUCATION

Costanza Tognini - Università Cattolica del Sacro Cuore

Investing in women has brought about positive effects for societies and for the economies of developing and developed countries. In the areas of education and health, women have innumerable opportunities to contribute to the economic and human development of their countries. In 1995, the international development community convened in Beijing to address the situation of women and how best to improve it. At this conference, the concept of Gender Mainstreaming was first given official recognition, and began to be used as a framework for development policy in many organizations. The aim of this strategy is to ensure gender equality in all development efforts, through the integration of women’s concerns in all phases of the development process. The aim of this paper is to analyse and evaluate the gender mainstreaming strategies implemented by International Organisations, by now ubiquitous in the international development discourse. This was achieved through an accurate analysis and comparison of international guidelines for Gender Mainstreaming in health and education programs. Secondly, through a case study of UNICEF Indonesia’s Gender Policy. The case study is based on field research in Jakarta, Papua, Aceh and Nusa Tenggara Timur, and focuses on the implementation of the organisation’s Gender Mainstreaming policy in health and education programs. The results of the field research were then elaborated into a Gender Mainstreaming Index for health and education programs in each province.  Results showed that Gender Mainstreaming has made much progress since Beijing. However, barriers to its implementation stemmed from a certain ambiguity regarding key terms and definitions in the elaboration of specific policies, as well as a general lack of understanding and awareness further down the line, i.e., at country office and field office levels. This was particularly reflected in the Gender Mainstreaming Index developed specifically for this research.  

 

 

L’APPORTO DELLE ATTIVISTE DEI DIRITTI AL PROCESSO DI RICOMPOSIZIONE SOCIALE: AZIONI DI GENDER EQUALITY AND WOMEN EMPOWERMENT

Davide Rigallo - IIDA Women’s Development/ Coordinamento Comuni per la Pace della provincia di Torino (Co.Co.Pa.)

 

Il lavoro intende presentare una parte dell’impegno di cooperazione svolto da IIDA Women’s Development in oltre vent’anni, la cui attività complessiva include progetti di emergenza sanitaria, demobilization, aiuto umanitario alle popolazioni sfollate, formazione dei giovani, lotta alla MGF. Nello specifico, l’abstract vuole concentrarsi sugli aspetti metodologici che hanno caratterizzato il percorso di formazione e valorizzazione delle donne e il loro contributo alla ricomposizione sociale in Somalia.

IIDA Women’s Development è un’organizzazione costituitasi nel 1991 a Mogadiscio per volontà di un gruppo di attiviste somale, allo scopo di rivendicare il ruolo delle donne e il loro accesso ai diritti fondamentali all’interno del contesto economico, sociale e politico somalo, in opposizione alle interdizioni dettate da criteri discriminatori (clanici, religiosi, tradizionali, ecc.). Fin dalla sua fondazione, IIDA ha ritenuto indispensabile il superamento delle logiche di appartenenza clanica alla base della guerra civile in Somalia. Contemporaneamente, IIDA ha sempre pensato come imprescindibile l’apporto delle donne e dei giovani per una pacificazione e una ricomposizione sociale in Somalia, in quanto nerbo dell’economia civile (anche in tempo di guerra) e forze rese consapevoli del valore dei diritti umani e della necessità di affermarli.

In questa prospettiva, a partire dal 1998, uno degli impegni maggiori di IIDA è stato quello di valorizzare, mediante opportuni strumenti di formazione, gruppi sempre più numerosi di donne, associando l’acquisizione di competenze pratiche alla consapevolezza dei diritti e rendendole evinte dell’importanza delle forme associative. Tali forme, infatti, si fondano sulla condivisione di principi e di obiettivi, anziché su appartenenze imposte e potenzialmente conflittuali, come quelle claniche. Tra le principali associazioni nate dal lavoro di IIDA, ricordiamo:

  • • Teachers association: associazione di donne insegnanti che operano tanto nelle zone rurali quanto nei quartieri urbani coniugando la diffusione dell’istruzione di base a quella dei diritti;
  • • Business Women Association: associazione di donne imprenditrici attive nelle 4 regioni attigue al fiume Shabelle, la cui azione è volta a favorire il riconoscimento del valore delle donne nella produzione economica, consentendone l’accesso anche nella gestione dei processi decisionali (società);
  • • Health Workers Association: associazione di donne operatrici sanitarie, il cui compito è quello di diffondere presso le comunità, mediante azioni di community mobilizing, pratiche di prevenzione sanitaria e di igiene;
  • • Journalist association e artist association: le giornaliste e le artiste sono figure chiave per la diffusione di una coscienza dei diritti presso la popolazione e il loro ruolo risulta importante

Ciascun gruppo ha agito, in progetti diversi, incidendo a vari livelli sulle comunità: nel loro operato, la gestione dei conflitti si è coniugata con le rivendicazione dei “diritti” e dell’accesso alla partecipazione democratica delle donne. In ciascun ambito, le donne hanno agito da stakeholder, ossia da moltiplicatrici dei risultati ottenuti in diversi contesti, utilizzando sempre approcci “dal basso” di governance e di democratizzazione, tali da consentire alle comunità stesse di fissare il proprio ordine del giorno e i propri percorsi di crescita. All’individuazione di un dato problema è sempre seguito il dialogo, la ricerca comune, insieme alla popolazione in cui agiva, di una possibile soluzione nel rispetto dei diritti umani.

Nel 2005, il processo avviato e condotto da IIDA si accresce con la costituzione, grazie al sostegno dell’Ue di FDID (Cooperazione UK), della Somali Women Agenda (SWA). La Somali Women’s Agenda è un movimento nazionale e unitario di donne che richiama l’urgenza di prestare attenzione alla necessità di migliorare la condizione femminile per affrontare questioni che riguardano le donne e le ragazze e la mancanza di un loro coinvolgimento nel processo di governo nazionale. SWA è una piattaforma di donne che rappresentano un “bacino” di circa 600.000 donne provenienti da tutta la Somalia e della diaspora, con i rappresentanti delle seguenti organizzazioni: IIDA, YOUTH LINK SOMALIA, HEEGAN, DIJHRO, WAWA, ALLA MAGAN,  SWEA, FEPMA, FATXI, SOMALI WOMEN DIASPORA (SWD), WAMO, CORD, DELPHIA, KALSAN, attiviste somale e altre singole sostenitrici. Attraverso l’azione di SWA, le attiviste dei diritti somale sono riuscite a incidere nel processo costituente (2008 - 2012), riuscendo a fare inserire specifici articoli di tutela dei diritti delle donne, nonché sul più complessivo processo di ricomposizione sociale. Diffusa su tutto il territorio somalo attraverso specifici focal point, all’interno di SWA rivestono una particolare importanza le donne della diaspora somala nel mondo, autentici ponti tra le comunità in esilio e quelle rimaste in patria. L’importanza dei risultati è stata tale da meritare l’esplicito riconoscimento come elemento imprescindibile nel processo di pace da parte di molte istituzione straniere (tra queste, il Parlamento italiano nel 2009).

La prosecuzione dell’azione di SWA ha quindi condotto l’associazionismo attivista femminile a incidere anche livello politico, senza mai venir meno all’opera di diffusione presso le comunità rurali e, più in generale, la popolazione. Il progetto Gender Equality and Women Empowerment Programme, approvato da UNDP, rappresenta la più recente iniziativa in questo senso. Essa prevede infatti un accompagnamento da parte delle attiviste all’azione legislativa delle donne presenti nel nuovo Parlamento, finalizzata a convertire in leggi i principi costituzionali che garantiscono i diritti delle donne. Accanto a ciò, il programma svolge un’azione di diffusione presso le comunità della conoscenza dei diritti, in vista dell’istituzione del suffragio universale previsto per le prossime elezioni.

La conoscenza delle metodologie applicate in questo percorso realizzato da IIDA fin dal 1991, in cui gestione dei conflitti, equality gender e women empowerment risultano elementi interdipendenti, costituisce pertanto la proposta per un possibile contributo (panel) al prossimo Congresso CUCS.

 

 

MICRO-PROJECTS AND MICRO-INCOME FOR WOMEN. FOOD VALUE CHAINS AND GENDERED ROLES IN A RURAL DEVELOPMENT PROGRAM (NORTHERN SENEGAL)

Cristiano Lanzano – Università di Torino (Agnese Migliardi – Università di Padova; Cecilia Navarra - Centre de Recherche en Economie du Développement, University of Namur, Belgium)

Overcoming the gender gap in agriculture is nowadays one of the focal points of major international institutions, governments and development agencies. In this paper we discuss some effects of international aid in rural contexts on gender dynamics and women’s empowerment. Through the analysis of some small-scale projects in Northern Senegal –implemented within a wide rural development aid program in West Africa- we develop some reflections on the observed women-oriented projects, namely small scale food processing activities. We stress the risk that women end up being “locked” into pre-defined roles in food value chains, and into low-revenue activities by a standardized logic of aid projects. We develop an analysis of the practices that may lead to this outcome, where possible tensions may emerge between the needs of "beneficiaries" and those of the “project”, and between the way project is thought and the way it is translated into practice on the field. We more precisely discuss the possible implications of projects aiming at formalizing and “modernizing” home-based women activities. We carry on this analysis by means of a qualitative and interdisciplinary case study, at the crossroad between social anthropology, human geography and development economics.

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