3.2 Agro-biodiversità e sistemi agro-zootecnici diversificati

LA FORMAZIONE COME ELEMENTO DI SOSTEGNO ALLA BIODIVERSITÀ IN RELAZIONE ALL’UTILIZZO DI TECNOLOGIE INNOVATIVE NELLA TRASFORMAZIONE DEL LATTE

Luca Nicolandi - S.C. Igiene degli allevamenti e delle produzioni animali – Dipartimento di Prevenzione - ASL TO 4 - Regione Piemonte

Educazione e formazione sono da sempre utilizzate come strumento nei progetti di cooperazione del settore agro-zootecnico. Il loro ruolo diventa fon da un processo tecnologico destinato a garantire la sostenibilità economica, sia in ambito locale sia in vista di possibili nuovi spazi di commercializzazione, delle attività produttive stesse. L’utilizzo e la trasformazione del latte rappresentano un paradigma di questo schema operativo in quanto possono richiedere l’inserimento di processi tecnologici (quali la pastorizzazione) per risolvere rapidamente aspetti sanitari che viceversa prevedono interventi complessi e di lungo respiro, che spesso precludono o limitano la commercializzazione del prodotto finale. Inoltre non bisogna dimenticare come la valorizzazione della biodiversità legata a tipologie di latte differenti, per specie, per razza e per territori damentale quando si tratta di integrare tradizione ed innovazione soprattutto se quest’ultima è rappresentatao (conseguente all’influenza dell’alimentazione animale sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti di trasformazione) integrata con il corretto utilizzo di tecnologie produttive rappresenti un punto fondamentale per valorizzare le produzioni autoctone. L’utilizzo di nuove tecnologie senza un supporto formativo adeguato i risultati può però portare a risultati inattesi e deleteri. Tale formazione non può però prescindere dagli aspetti commerciali della produzione in quanto la consapevolezza del produttore stesso delle caratteristiche del suo prodotto è la base della sostenibilità economica della sua attività. E questa consapevolezza deve essere radicata, contestualizzata e laddove necessario adeguata.

LOCAL FRUITS AND NUTS AS A TOOL FOR THE DEVELOPMENT OF AFGHANISTAN

Edgardo Giordani – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente, Università di Firenze (Pablo Degl’Innocenti, Gregory Cullen, Giuliano Masini - Perennial Horticulture Development Project – Afghanistan)

The Perennial Horticulture Development Project – Afghanistan (PHDP) (www.afghanhorticulture.org ) funded by the EC-EuropeAid Program since 2006, and managed by a private-public partnership including two Italian Universities, is a service project supporting the Ministry of Agriculture, Irrigation and Livestock of Afghanistan in the sector of fruitculture, and namely in the nursery segment.   The main goals are the strengthening of the perennial horticulture through the development of a highly standardized nursery sector and the adoption of local genetic resources. About a thousand of fruit varieties from Afghanistan (of grape, almond, pomegranate, apricot, etc.), selected by local advisors in a wide area of the Afghan territory and collected during the first phase of the project (2006-2010), were propagated and planted in 6 National Collections. At present the collected accessions are under morphological characterization and evaluation following standardized methods in order to choose the best ones and to allow their registration in a national list, hence contributing to their safeguard and protection. Many varieties are already being cultivated and also used for adaptive researches in order to point out the best cultural practices (e.g. pruning, training). PHDP also cares about capacity building at technical and institutional level, fosters the establishment of associations and organization of nursery sector, helps to internationalize local staff in cooperation with local and foreign universities, NGOs and other public and private companies working in Afghanistan. One of the most challenging tasks at present is to promote,  tutor and bring to sustainability two associations of producers (ANHDO e ANNGO).

 

IL RUOLO DELLA DIVERSIFICAZIONE PER SISTEMI AGRICOLI RESILIENTI

Nadia Tecco - Dipartimento di Scienze Agrazie, Forestali e Alimentari, Università di Torino (Vincenzo Girgenti, Francesco Sottile, Cristiana Peano - Dipartimento di Scienze Agrazie, Forestali e Alimentari, Università di Torino)

La biodiversità è patrimonio unico e prezioso: genetico ma anche culturale, sociale ed economico. La sua drastica contrazione tuttavia mette a rischio la sopravvivenza dei sistemi agricoli locali e sostenibili e viceversa. Le varietà locali, infatti, sono le più adatte al clima e al terreno ed esprimono il meglio delle loro potenzialità nel territorio in cui si sono acclimatate nel corso dei secoli, grazie all’opera dell’uomo. Per questo sono più resistenti e richiedono meno interventi esterni. Sono quindi più sostenibili, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico.

Senza la varietà delle forme viventi, scompare la vita stessa, perché gli esseri viventi perdono la capacità di affrontare i cambiamenti, di adattarsi e, dunque, di sopravvivere. Il paper propone un’analisi ed un confronto di alcune esperienze significative di cooperazione volte ad aumentare il livello di resilienza delle realtà d’intervento attraverso misure di miglioramento dell’agrobiodiversità.

 

DIVULGARE LA BIODIVERSITA’

Alessandra Turco, Ong Mais

A partire dagli spunti offerti dal documentario "The last Farmers" di Giuliano Girelli, prodotto dalla ong Mais di Torino, per il progetto finanziato dall’Unione europea “Creating coherence on trade and development”, l'intervento vuole riflettere sul ruolo dell'agrobiodiversità nell'agricoltura contadina e su quale ruolo possa giocare la cooperazione in una divulgazione finalizzata alla sua valorizzazione/conservazione.

IDENTITA’ CULTURALE E CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ INDIGENA E AUTOCTONA

Francesco Sottile - Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente, Università di Palermo (M. Beatrice Del Signore -  Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Università di Palermo; Cristiana Peano, Vincenzo Girgenti - Dipartimento di Scienze Agrarie, forestali  e alimentari Università di Torino)

Lo sviluppo economico delle aree rurali raramente ha seguito quello dei centri urbani con una maggiore evidenza nei paesi in via di sviluppo in cui le comunità decentrate sono state sostanzialmente più distanti dalle forme di crescita culturale ed economica. Se questo ha avuto ripercussioni negative in termini di equilibrio sociale all’interno dei diversi Paesi, da un punto di vista strettamente agronomico si è tradotto molto spesso in una naturale conservazione della biodiversità indigena ed autoctona. Ciò è stato determinato dal naturale e quotidiano uso delle essenze locali sia per fini alimentari che per utilizzazioni anche più diverse. Lo scambio di materiale genetico tra le comunità, segno frequente di rispetto e di amicizia, ha finito per accrescere la diversità vegetale ed esaltarne il ruolo nella dieta quotidiana delle popolazioni rurali.

Qualsiasi azione di conservazione della biodiversità non può prescindere dalla considerazione che le specie vegetali autoctone, ancor di più se indigene, giocano oggi un ruolo fondamentale nell’identificazione culturale delle comunità rurali e che rendere tali comunità consapevoli di questa ricchezza può giocare un ruolo strategico anche nelle ipotesi di valorizzazione della diversità biologica finalizzata allo sviluppo di economie locali.

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