2.4 Piani e progetti “oltre confine”: soggetti, saperi e strumenti

SPATIAL PLANNING IN PREDOMINANTLY VERNACULAR SETTLEMENTS. THE CASE OF AFRICAN RURAL TOWNS

Roberto Nicchia – Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, Università di Trento

In the last ten years, the University of Trento has been involved in a decentralized cooperation programme that promotes cultural, technical and administrative exchange between the Provinces of Trento and Sofala, Mozambique. This contribution focuses on the spatial planning activity in Mozambican rural towns, resulting from the cooperation of the different actors belonging to the programme. African rural towns are essentially towns of farmers in which the development of strictly “urban” activities and functions are found in a society whose features are typically “rural”. Vernacular settlements and traditional housing typologies are still widely dominant in the landscape. Nevertheless, “urban” and “modern” settlement patterns and housing models are being imported.  In the first part, the paper investigates the dialectic relationship between vernacular traditions and modernization, which expresses in a complex mixture of traditional and modern elements. Main research methodology was a household survey led in Sena, a small town situated in the rural Mozambique. In the second part, some suggestions are provided, which aim to support a spatial planning process that is culturally appropriate and responds to the specific characteristics of this particular typology of human settlement. The central strategy is the enhancement of vernacular settlement patterns and housing typologies and their integration with emerging urban features. Two main reasons determined the choice of this strategy: the preservation of the traditional forms of spatial organization is essential to support the survival strategies of most of the population; protecting and reinterpreting the vernacular tradition by culturally appropriate means is a useful strategy to avoid the indiscriminate colonization of western models. The focus is on the introduction of culturally-compatible changes and, therefore, on the full involvement of the population in the decision-making process.  

 

 

UN’ESPLORAZIONE DEI CURRICULA DELLE SCUOLE EUROPEE DI PIANIFICAZIONE NEL CAMPO DELLA PIANIFICAZIONE DECENTRATA

Sara Bindo – Università La Sapienza di Roma (Enrica Gialanella, Valentina Alberti – Università La Sapenza di Roma)

L’intervento intende presentare i risultati di un lavoro di indagine esplorativa sui rapporti di cooperazione internazionale delle università europee con i Paesi oltre confine. In particolare si vogliono approfondire le attività condotte in tal senso dalle scuole di regional and urban planning.  La scelta delle università è ricaduta preliminarmente su quelle che già intrattengono rapporti con Sapienza per la facoltà di Architettura, attraverso il programma Erasmus. Per avere un quadro più completo di quello che è lo scenario europeo in tal senso, si è costruito un database in cui sono state incluse anche le principali scuole di pianificazione attive nell’AESOP. In base alle informazioni presenti in rete, sono state selezionate le università che si sono mostrate particolarmente attive nelle esperienze di cooperazione, ed è su queste che è stato approfondito il lavoro di ricerca. Il metodo di analisi utilizzato ha previsto l’esplorazione più dettagliata delle esperienze condotte, attraverso l’interazione diretta con le scuole selezionate (richiesta di maggiori in formazioni, somministrazione di questionari e interviste). Le domande di ricerca che hanno guidato il lavoro sono state: - tra quali organismi si sono allacciati tali rapporti (solo università? Amministrazioni locali? Etc)? - quali sono state le modalità privilegiate? (approfondimenti teorici? Workshop? Corsi progettuali?) e quali sono le eventuali motivazioni della scelta? - quali sono state le aspettative e quali i risultati delle varie esperienze? Gli obiettivi della ricerca mirano, da un lato, a sistematizzare le informazioni sulle principali esperienze di cooperazione europea nelle scuole di planning; e, dall’altro, a comprendere come, e se, sia possibile riportarle all’interno del programma di formazione di base del planner.

 

 

BEYOND TOURISM: RECOVERY OF THE HISTORICAL AND ARTISTIC HERITAGE OF HAVANA

Micaela Scacchi – Università La Sapienza, Roma

Declared by UNESCO "World Heritage" in 1982, The Habana Vieja is the largest historic center of colonial type stored in Latin America and even today retains its traditional urban footprint, harmonious juxtaposition of different architectural styles , which is layered over the centuries. Through this paper we want to analyze the work of recovering the historical center of Havana, officially launched in 1994 through the Master Plan entrusted "Historian of the Oficina de la Ciudad de La Habana" with the Spanish Agency for International Cooperation, the Government Local, universities and associations for international cooperation. Twenty years after the start of this Project is to assess whether it was put into play an effective movement of regeneration, having produced processes of participation and human resource development and economic premises, or if the risk was to be alone “staged” for tourists, rearranging some houses and central services attractive major, “just as they once were” only to recall nostalgically the past and recreate “typical situations” imposed by mass tourism. There are numerous initiatives promoted from Italy, with the aim of creating opportunities for exchange and promotion of local sustainable development, including these proposals for action and land resource management, planning, and recovery of the historical and artistic heritage, services and facilities urban designed to enhance the identity of this country and encourage the participation of local communities. The historical, architectural and cultural heritage must be seen not only as “merchandise to show” but as a fundamental element for sustainable development from the perspective of social and environmental as well as economic, intended as a resource to protect and manage flexible and sustainable way to generate new opportunities, jobs and sources of income. 

 

SAPERI E PROCESSI DI SVILUPPO SOSTENIBILE PER IL SOUTH-EAST EUROPE

Ilenia Pierantoni – Università La Sapienza, Roma (Massimo Sargolini – Università di Camerino)

La strategia di sviluppo South East Europe, Transnational Cooperation Programme - European Regional Development Found - prevede il miglioramento del processo di integrazione territoriale, economica e sociale nel Sud-Est Europa, contribuendo alla coesione, stabilità e competitività dell'area attraverso lo sviluppo di partenariati transnazionali e azioni congiunte su questioni di importanza strategica, divise in quattro assi prioritari: innovazione e imprenditorialità, salvaguardia e tutela dell'ambiente, miglioramento dell'accessibilità e sviluppo di sinergie transnazionali per lo sviluppo sostenibile. Le attività di ricerca su questi campi stanno mettendo in luce la stretta interazione tra la diffusione di innovative interpretazioni territoriali interdisciplinari e l'attivazione di forme di sviluppo sostenibili in aree fragili e sensibili dal punto vista ambientale e paesaggistico. Il progetto "Access2Mountain" -South East Europe, Transnational Cooperation Programme- finanziato dalla UE attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), si inserisce in questo quadro strategico promuovendo l’integrazione e la competitività, mediante la definizione di innovative modalità e strategie di sviluppo sostenibile nelle regioni montane Carpatiche e delle Alpi Orientali, in accordo con la Convenzione Europea dei Carpazi. In particolare il focus del programma è di sostenere i decisori nell'implementare e proporre strategie e modalità innovative di trasporto e di mobilità sostenibili, con la finalità generale di favorire uno sviluppo del settore turistico. In tal senso UNICAM ha elaborato un sistema di supporto al processo decisionale anche attraverso la definizione di un modello valutativo (analitico-interpretativo-propositivo), testato su sette regioni: Provincia Autonoma dell’Alto Adige, Parco Nazionale di Gesause e Regione di Mostviertel (Austria), Distretto di Maramures (Romania), Regione di Kosice (Slovacchia), Nord Ungheria, Distretto di Rzeszow (Polonia). 

 

 

LA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE CULTURALI COME OCCASIONE DI SVILUPPO

Chiara Camaioni - Università La Sapienza, Roma (Massimo Sargolini – Università di Camerino)

Importanti esperienze di ricerca e cooperazione svolte in questi ultimi anni nell'area del sud-est Europa, in particolare nella penisola balcanica, hanno dimostrato che la valorizzazione delle risorse storiche, architettoniche e paesaggistiche può effettivamente divenire una reale occasione di sviluppo economico, culturale e sociale, in particolare in quei paesi ancora poco attenti alla tutela e alla salvaguardia delle proprie risorse. La responsabilità ed il contributo della ricerca e delle Università Italiane in questo senso è quello di condividere e diffondere le conoscenze, proponendo modelli di gestione delle risorse e del territorio diversi, nuovi ed innovativi, al fine di sostenere processi di sviluppo economico e culturale senza il quale la nostra stessa ricerca perderebbe parte del suo senso. L'esperienza del programma "REBED", ammesso a finanziamento nell'ambito del bando previsto dai fondi PT della Regione Marche (2010), si muove proprio in questa direzione, definendo le modalità di valorizzazione di una importante risorsa storico-culturale, interpretata come occasione di sviluppo economico e sociale. In particolare il progetto per la realizzazione del "Parco archeologico di Hadrianopolis" viene interpretato e strutturato nei suoi rapporti con le previsioni di piano della città di Girocastro, al fine di promuovere processi di qualificazione molto più ampi e strutturati. L'attività di ricerca e progettazione si è svolta in cooperazione tra l'Università di Camerino, l'Università di Macerata, l'Università di Girocastro, la  Regione Marche, la Regione di Girocastro e la Direzione Nazionale Beni culturali di Tirana.

 

 

SAPIENZA MILLENNIUM. PROGETTI E RIFLESSIONI,UNIVERSITÀ SAPIENZA DI ROMA E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Maria Grazia Montella -  Università La Sapienza, Roma

Nel gennaio 2007 l’università Sapienza di Roma si è impegnata, attraverso la promulgazione della Carta dei principi e della Dichiarazione di missione, ad intessere rapporti con enti internazionali e nazionali di cooperazione, decidendo di proporsi come “Università del Millennio”. Nel  perseguire gli Obiettivi del Millennio nelle future attività di cooperazione internazionale allo sviluppo, si è cercato di promuovere una rete internazionale di università che condividono gli stessi obiettivi, e di avviare corsi di formazione interfacoltà sugli Obiettivi del Millennio. E’ questo uno dei risultati dell’attività di un gruppo di lavoro istituito presso il Consiglio Universitario delle Relazioni Internazionali, che ha riconosciuto l’importanza  strategica della cooperazione internazionale allo sviluppo, intesa come forma prevalente delle relazioni internazionali, in virtù degli impegni etici e politici assunti dalla comunità internazionale per la riduzione delle disuguaglianze e per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. All’interno di questo quadro complessivo, si analizzano l’attività del III Corso di Alta Formazione sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, il cui risultato finale consiste in un report riguardante un progetto di cooperazione tra l’UN-HABITAT e Homa Bay, città keniota sulle sponde del lago Vittoria.Il report è stato redatto da un gruppo interdisciplinare di giovani professionisti che, dopo aver seguito il corso MDGs, ha condotto un reality studio della durata di 15 giorni nella città di Homa Bay, orientato all’analisi critica del progetto LVWATSAN (Lake Victoria Water and Sanitation Programme). Il gruppo MUST (Millennium University Studio Team) ha considerato gli 8 Obiettivi del Millennio e ha provato ad individuarne i risultati e le criticità dell’applicazione sul campo. Il paper analizza i risultati del report ed individua il ruolo del MUST team e della Sapienza all'interno di uno specifico progetto di cooperazione internazionale.

 

 

IL CONTRIBUTO DELL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE ALLA REDAZIONE DEL NUOVO MASTERPLAN DI HERAT (AFGHANISTAN)

Mirella Loda – Università di Firenze

Il contributo intende illustrare il contenuto innovativo che ha caratterizzato i progetti di cooperazione nell’ambito del governo del territorio fra l’Università di Firenze, Il Ministero Afghano per lo Sviluppo Urbano, la Municipalità e l’Università di Herat, progetti che hanno dato vita al nuovo masterplan della città di Herat, ad oltre 50 anni dalla redazione del masterplan precedente.

Si ritiene che tale esperienza costituisca un positivo punto di riferimento per le attività di cooperazione, in particolare interuniversitaria, non soltanto per la qualità del risultato tecnico conseguito (compendiata nel volume di recente pubblicazione presso l’editore Polistampa), ma soprattutto per la portata culturale assunta dall’iniziativa.

Al riguardo un ruolo significativo è stato giocato da un metodo di lavoro rigidamente incentrato sul coinvolgimento continuo dei partner locali, e su un’attenta e sistematica considerazione della dimensione culturale, entro la quale tutti gli aspetti tecnici del progetto sono stati contestualizzati.

© Politecnico di Torino - Credits