7.2 Lo sviluppo locale nella cooperazione internazionale: questioni, approcci, prospettive per una territorializzazione delle politiche di promozione dello sviluppo

RENEWABLE ENERGY FOR PALESTINE

Giulio Mondini - SITI - Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione (Sergio Olivero – SITI)

Increasing population and urban growth are driving a major change in Palestine’s energy demand, boosting consumptions and requiring environmentally sustainable solutions. Renewable Energy Source (RES) market will be one of the main driver of a greener economy, enhancing business and creating new qualified jobs. For Palestine, renewable energies represent therefore both a need and an economic opportunity, within a wide strategic scenario that can be oriented to energetic independence. The City of Hebron represents an ideal urban context where to develop an innovative energy governance capability, paving the way to a wider initiative devoted to improving the quality of life and energetic autonomy of Palestine.   The project arose from the need to develop the energy sector in the city of Hebron, in Palestine, bringing know-how at local level and helping creating innovative entrepreneurship and new jobs in the market of renewable energy in the Middle East. Through a strict cooperation with Italian and Palestinian entities, a proper energy governance strategy will be developed to exploit the maximum potential from solar source and to guarantee an efficient use of storage systems. Through a smart grid approach, solar panels can be seen as a distributed power plant, with a central management aiming at finding the optimal matching between production and consumption. At the same time there is an interesting opportunity to demonstrate, through a real implementation, the advantages offered by new technologies that can be also exported in other Middle East countries, with the involvement of international donors. Furthermore, this approach can create the resources to allow the City of Hebron aims at an effective integration of all utilities (energy, water, telecommunications), creating smart ICT infrastructures for e-governance.

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E TURISMO SOSTENIBILE IN MOZAMBICO: SISTEMI TERRITORIALI E PATRIMONIO CULTURALE NEL PARCO NAZIONALE ZINAVE

Sara Belotti – Università di Bergamo

Il presente intervento si pone l’obiettivo di illustrare il rapporto tra cooperazione allo sviluppo, politiche ambientali e turismo sostenibile in Mozambico, analizzando il caso specifico del Parco Nazionale Zinave (PNZ). Adottando un approccio che indaga le configurazioni socio-territoriali ed i saperi tradizionali delle comunità locali africane (Turco, 1999), si tenterà di dimostrare che la conoscenza dei sistemi territoriali è un aspetto imprescindibile in Africa, per la gestione dei progetti di cooperazione ambientale, in particolare nella promozione di attività turistiche sostenibili, al fine di preservare il patrimonio culturale e promuovere lo sviluppo locale.  In questa prospettiva il PNZ risulta essere un caso di studio interessante poiché  sta attraversando una fase di progettazione conservativa e turistica, promossa dal Ministero del turismo mozambicano, due ONG italiane (CeLIM e LVIA) ed alcuni organismi internazionali, al fine di promuovere una community conservation.  Applicando una metodologia di ricerca partecipativa, denominata Strategia SIGAP (Casti, 2006), basata sull’indagine di terreno e sul coinvolgimento degli attori locali, verranno qui illustrati gli esiti della prima fase di analisi di terreno svolta nel PNZ, al fine di ricostruirne l’organizzazione socio-territoriale, presentando le strutture territoriali esistenti all'interno del Parco e illustrando i saperi tradizionali declinati nell’uso delle risorse su cui è improntata l’economia agro-silvo-pastorale locale. Tutto ciò viene mostrato ricorrendo alla cartografia partecipativa (Burini, 2004) quale strumento per la ricostruzione dell'organizzazione socio-territoriale e dell’uso delle risorse naturali. Tali mappe costituiscono la base di un sistema cartografico GIS di comunità in grado di esprimere e di comunicare facilmente tali valori, per implementare il processo di partecipazione delle popolazioni alle fasi di presa di decisione, favorendo uno sviluppo locale sostenibile.

RI-FONDARE LA COOPERAZIONE

Marzia Sica - Compagnia di San Paolo/Fondazioni4Africa (Cristina Toscano – Fondazione Cariplo/Fondazioni4Africa)

Da diversi anni, in contesti di riferimento  sempre più caratterizzati da dinamiche globali e in cui l’interdipendenza dei meccanismi di causa-effetto tra aree diverse del pianeta influisce anche su aspetti quotidiani della vita del proprio territorio, le Fondazioni italiane di origine bancaria svolgono un ruolo attivo e innovativo anche nel settore della cooperazione internazionale.  Di fronte alle attuali sfide di rifondazione anche culturale della cooperazione nel contesto italiano così come in  quello internazionale e ad un sempre più ricco  dibattito sull’efficacia, la pertinenza, la concertazione degli interventi, le Fondazioni assumono un importante ruolo di catalizzatore, stimolatore e animatore di reti composite di soggetti impegnati in interventi di cooperazione territoriale del Nord e del Sud del mondo, in un’ottica di sempre maggiore condivisione di risorse e co-progettazione, di sussidiarietà e complementarietà con programmi sostenuti da soggetti pubblici e privati italiani e internazionali, di sperimentazione di approcci e metodologie innovative e di valorizzazione di interessanti “effetti-leva”. Il ruolo assunto dalle Fondazioni offre anche l’opportunità di esplorare e promuovere il coinvolgimento di nuovi attori (quali per esempio le diaspore) e l’utilizzo di nuovi approcci e modelli (come quelli della cooperazione territoriale e del co-sviluppo, della promozione della collaborazione tra profit e no-profit). Una prima importante esperienza è stata l’iniziativa  Fondazioni4Africa, promossa da 4 Fondazioni italiane, da ormai cinque anni in Senegal e Nord Uganda, che ha successivamente ispirato un nuovo programma in Burkina Faso che coinvolgerà 29 fondazioni italiane, 4 ONG e associazioni della diaspora burkinabè. Il nuovo programma raccoglie la sfida di un nuovo modello di cooperazione, promuovendo un’iniziativa del “sistema Italia” coordinata e complessa e tesa a risultati efficaci e ad una partecipazione diffusa dei territori italiani e del Burkina.

SVILUPPO LOCALE E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE TRA DINAMICHE E PROGETTI: REALIZZAZIONI, LIMITI, PROSPETTIVE

Egidio Dansero – Università di Torino

A partire da ricerche svolte su progetti e programma di cooperazione  in Sahel si intende contribuire ad una riflessione critica su senso, possibilità e limiti di approcci ispirati allo sviluppo locale.

PRODUCERS’ COOPERATIVES: BROKERS OR MIRRORS OF SOCIAL STRUCTURE? A CASE STUDY FROM NORTHEAST OF BRAZIL

Carla Inguaggiato – Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, Università di Trento

The paper aims at exploring the network formation and emergence of groups in three villages created by agrarian reform in Northeast of Brazil where a producers’ cooperative, supported by external donors, is operating. Main research objective is to identify the social structure features that facilitate elites capturing. My hypotheses are that this happens when the following conditions are satisfied: 1.Homophily is the base for network formation, 2.There is social autocorrelation determining household behavior, 3.There is lack of orthogonal ties among groups. Since the late Eighties development agencies have promoted participatory initiatives, among which Community Based Organizations (CBOs) that include  producers’ cooperatives, as response to structural adjustment failures. The main theoretical bases for such organizations are an utopist idea of community and development as participation (Chambers 1983),(Mansuri and Rao 2012).   On these two concepts are present two important debates: the first refers to the positive and negative aspects of a social structure defined as community, characterized social proximity, strong interdependence among actors and overlap between social and economic ties, and the second to participatory initiative as promoters local development or increasing inequality and exclusion (Cooke B. and Kothari U. 2001) The three villages object of analysis are located in an historical region of sugar cane monoculture. Each village can be considered a quasi-natural experiment of network formation. They have been selected as they differ in terms villages’ history and high membership in cooperative but opposite productivity of cooperative members. The aim of this sampling strategy is that different village creation rules will lead to different households’ features and network formation patterns.  For each village all the households of permanent residents have been interviewed collecting both attributes and social, economic and kinship ties among them.

THE SLOW  FOOD NETWORK-BASED FORMULA OF LOCAL DEVELOPMENT THROUGH THE PRESIDIA AND GARDENS PROJECTS

Nadia Tecco - Università di Torino, Dipartimento di Scienze Agrazie, Forestali e Alimentari (Egidio Dansero, Cristina Peano – Università di Torino; Carlo Semita – CISAO)

The concept of network, may have particular utility in understanding Slow Food formula of local development. Inspired by the debates around exogenous and endogenous development, biodiversity conservation, maintenance of the multi-functionality of agro-ecosystems, redefinition of the producer-consumer relationship, the Movement with its operating arm represented by the Foundation for Biodiversity has developed a formula of intervention made up by an array of projects and activities (Presidia, Gardens, creation of Food Communities) implemented in diversified rural areas. The paper tries produce a matrix of the conceptual reference model of Slow Food’s activity, by crossing the different typology of horizontal and vertical networks that have been created around its projects with the objects and relations that flow through them. It is argued that the recognition and valorisation of differing network types, interacting in differing ways with varied sets of pre-existing conditions, makes the strategies adopted by Slow Food adaptable to the requirements of different areas and contributes to explain the diffusion of the movement.

MIGLIORAMENTO DELLA FISCALITÀ LOCALE PER LA SOSTENIBILITÀ DELL'OBIETTIVO 7 DEL MILLENIO: LEZIONI APPRESE DAL PROGETTO INS IN NIGER E IN SENEGAL, 2010-2013

Tiepolo Maurizio - Politecnico di Torino (Artuso Mario - Politecnico di Torino)

Negli ultimi anni, nel Sahel, sono in atto investimenti senza precedenti nel settore ambientale. La maggior parte di essi è rivolta ad accrescere l’accesso alle infrastrutture (acqua, fognatura) secondo il 7° Obiettivo di Sviluppo del Millennio. Questa azione è basata largamente su doni e prestiti a tasso di favore alle amministrazioni centrali. Tuttavia, l’incessante crescita delle città saheliane e l’incapacità di gestione delle infrastrutture rischiano di rendere insostenibile a medio-lungo termine questo immane sforzo. Servono maggiori trasferimenti dallo Stato alle amministrazioni locali e, soprattutto, migliorare la fiscalità e la capacità d’investimento locale nelle infrastrutture di base. Il progetto INS (1,1 milioni di Euro), cofinanziato da EuropeAid, Provincie di Torino (capofila) e di Milano, FPMCI, regioni di Niamey (Niger) e di Louga (Senegal) ha rafforzato le capacità di 4 città in materia di fiscalità locale. Attraverso l’appoggio tecnico del DIST-Politecnico di Torino, partner associato del capofila, è stato realizzato l’adressage in tre città minori, e un sistema informativo georiferito, multiscopo e open source a Niamey. Ciò ha consentito, attraverso una serie di studi di settore, d’individuare la base imponibile alla tassazione locale, di stimarne il gettito, di localizzare i quartieri con il minor accesso alle infrastrutture, d’individuare le potenzialità di un accresciuto gettito per ridurre il deficit d’infrastrutture di base. La metodologia di rafforzamento delle capacità realizzata dal DIST-Politecnico ha portato alla completa appropriazione del sistema da parte delle 4 amministrazioni locali beneficiarie.

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