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6.1 Le medicine tradizionali e i saperi locali: orientamenti nelle politiche, interventi di cooperazione e dinamiche della ricerca
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6.2 Collaborare alla conservazione del patrimonio culturale nel Sud del mondo
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6.1 Le medicine tradizionali e i saperi locali: orientamenti nelle politiche, interventi di cooperazione e dinamiche della ricerca
MEDICINE TRADIZIONALI E TUTELA DEI DIRITTI DELLE POPOLAZIONI INDIGENE: IL CONTRIBUTO DELLA GIURISPRUDENZA
Elisa Ruozzi - Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino
Il paper mira ad illustrare gli strumenti messi a disposizione dal diritto nazionale ed internazionale al fine di tutelare il sapere tradizionale delle popolazioni indigene. La produzione di medicine tradizionali ed il sapere locale che ne è all’origine sono infatti strettamente legati alla diversità culturale delle popolazioni coinvolte, nonché al diritto alla vita e alla terra. Entrambi gli aspetti ricevono tutela giuridica sulla base di principi riconosciuti dagli ordinamenti interni così come dall’ordinamento internazionale, soprattutto su scala regionale. Sotto il primo profilo, la tutela del sapere tradizionale è stata all’origine di diversi ricorsi, introdotti di fronte a tribunali nazionali, per il riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale in capo alle popolazioni indigene. Tali ricorsi sono soprattutto rivolti a tutelare gli elementi di originalità insiti nella medicina tradizionale a fronte dello sfruttamento commerciale da parte di società multinazionali. Sul piano internazionale, la medicina tradizionale trova specifica tutela nell’azione dei tribunali creati al fine di assicurare il rispetto dei diritti umani fondamentali e, in particolare, nella giurisprudenza della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo. Tale organo ha esplicitamente riconosciuto un diritto collettivo delle popolazioni all’utilizzo della terra e delle risorse naturali, in quanto elementi indispensabili alla sussistenza materiale ma anche alla vita spirituale delle popolazioni. Il legame intercorrente fra tali diritti e il diritto alla vita ha fatto emergere due aspetti particolarmente innovativi sul piano della protezione internazionale dei diritti umani: da un lato, la natura strettamente collettiva del diritto alla terra e al suo utilizzo (compresa la produzione di medicine tradizionali) e, dall’altro, l’equiparazione della violazione dei diritti in questione ad una violazione di norme di jus cogens, in nome dello stretto legame esistente con il diritto alla vita.
ARTICOLAZIONE TRA MEDICINA OCCIDENTALE E MEDICINA TRADIZIONALE NEI PROGETTI DI COOPERAZIONE SANITARIA
Marco Pollarolo - Medecins du Monde - Spagna
I progetti i cooperazione allo sviluppo che si propongono di migliorare l’accesso e il diritto alla salute, trovano “sul campo” diversi concetti di malattia, cura, salute che coesistono, confliggono e dialogano.I concetti di sano, malato, contagio, cura, genere, problema, priorità non hanno un significato assoluto ed universale, ma relativo allo spazio simbolico di riferimento. Un progetto che promuova l’accesso alla salute pensando l’articolazione tra medicina occidentale e medicina tradizionale, deve interrogarsi sui modelli di persona impliciti nei diversi sistemi di cura all’interno dei differenti saperi medici.Intraprendere uno studio sugli itinerari terapeutici (Health seeking behaviour patterns)consente di evidenziare la pluralità delle risorse di cura disponibili e le modalità del loro utilizzo.Diversi studi in Africa Occidentale confermano la complessità degli itinerari terapeutici, influenzati dai significati e dalle cause attribuite alle malattie,dalla percezione del dolore, dall’urgenza, dalle priorità attribuite alle determinanti geografici,economici e culturali dell’accesso alle strutture sanitarie, dalle risposte alle malattie nel contesto di riferimento paziente. Se si vuole lavorare con la comunità e con un concetto di salute intesa quale stato di benessere fisico, psichico e sociale, è necessario interrogarsi sul tipo di articolazione e dialogo che si vuole promuovere con le medicine tradizionali e i loro rappresentanti. Partendo da un’esperienza di Ricerca Azione in Senegal, si vuole suggerire come contemplando questi aspetti nelle politiche di cura, nelle formazioni e nelle relazioni medico-paziente, non solo si agisce sul diritto fondamentale alla salute delle popolazioni ma si promuove una politica in cui la pluralità genera ricchezza e conoscenza per tutti, dove anche il nostro concetto di scienza può essere pensato in modo meno dogmatico ed ideologico, capace di accettare la coesistenza di diverse forme di sapere e diversi sistemi di cura.
RICERCA E COOPERAZIONE NELL'AMBITO DELLE MEDICINE TRADIZIONALI: RIFLESSIONI A PARTIRE DA ESPERIENZE DI RICERCA IN SENEGAL E TANZANIA
Elisa Bignante - Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università di Torino (Nadia Tecco - Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Torino)
Il contributo intende riflettere su alcune sfide aperte delle attività di ricerca accademica e di cooperazione allo sviluppo nell'ambito delle medicine tradizionali. A partire da esperienze in Senegal e Tanzania dove ricerca accademica e interventi di cooperazione si sono trovati a confrontarsi sul rapporto tra medicine tradizionali e medicina ufficiale il contributo si sofferma su alcuni quesiti: quali trasformazioni investono le pratiche curative tradizionali in alcuni contesti del Sud del mondo? Con quali esiti? Quali caratteri assumono la cooperazione interuniversitaria e la cooperazione allo sviluppo nell'ambito delle medicine tradizionali? Quali settori/attività vengono privilegiati e con quali logiche? Quali dinamiche si osservano sul terreno? Quale interazione esiste con la medicina “occidentale” (detta anche moderna, convenzionale o ufficiale)? Come si intrecciano medicine tradizionali e occidentali negli itinerari terapeutici delle persone?
DIFFICOLTÀ E CONTRADDIZIONI NELLA VALORIZZAZIONE DELLA MEDICINA TRADIZIONALE: IL MERCATO DELLA GUARIGIONE IN AFRICA EQUATORIALE
Andrea Ceriana Mayneri - Université de Louvain, Laboratoire d'Anthropologie Prospective (LAAP)
In Africa equatoriale, in contesti politici e sociali caratterizzati da una precarietà diffusa e dal sovrapporsi di interessi macro e micro-economici, locali e stranieri, spesso in conflitto gli uni con gli altri, la “medicina tradizionale” continua ad essere un terreno di confronto e talvolta di scontro tra soggetti portatori di logiche a priori differenti. Nel corso dell’intervento, si vorrebbero innanzitutto delineare i tratti essenziali del “mercato della guarigione”: con questa formula, si vuole insistere sulle logiche di mercato, sull’equilibrio (o il suo contrario) tra la domanda e l’offerta di cura che – senza ridursi agli aspetti ed interessi meramente economici – costituiscono ad un tempo la dinamicità e un ostacolo nella relazione tra saperi medici diversi. La biomedicina e la farmacopea tradizionale, l’eziologia “mistica” che chiama in causa la stregoneria nelle sue varie declinazioni e il dispositivo diagnostico della guarigione divina (Tonda, 2002), le nuove medicine introdotte con l’immigrazione dall’Oriente e i programmi di valorizzazione della medicina tradizionale promossi da differenti programmi di cooperazione allo sviluppo: queste ed altre rappresentazione della malattia e della cura si confrontano e talvolta si scontrano all’interno del mercato della guarigione equatoriale, dando luogo a nuovi dispositivi terapeutici ed eziologici che continuamente si modificano per rispondere alle esigenze e alle domande delle popolazioni locali. Attraverso l’analisi di alcuni casi etnografici raccolti in Centrafrica e in Benin tra il 2005 e il 2012, si vorrebbero successivamente analizzare i dilemmi, personali e professionali, che attraversano il vissuto di diversi terapeuti locali, biomedici e “tradizionali”, confrontati alla coesistenza di dispositivi terapeutici che, anche da un punto di vista storico, difficilmente possono coabitare gli uni accanto agli altri. Il ricorso terapeutico multiplo e sincronico ad una molteplicità di expertises non può cancellare le tensioni e alcune incomprensioni che sorgono dallo sguardo che, reciprocamente, i tradipraticiens e i biomedici si rivolgono, né può essere cancellata una storia lunga di contatti, violenze ed imposizioni che, ciclicamente, riemerge nella pratica dei terapeuti tradizionali e dei loro colleghi formati nelle facoltà universitarie e nelle corsie d’ospedale. L’intervento vorrebbe ritornare in conclusione su alcune apparenti difficoltà introdotte in questo “mercato” instabile dalle politiche di “valorizzazione” della medicina tradizionale, soffermandosi in particolare sul ruolo che la ricerca scientifica ha giocato – e potrebbe giocare in futuro – nella descrizione e ridefinizione della medicina tradizionale in Africa equatoriale.
STUDIO COMPARATIVO DELLE RELAZIONI TRA MEDICINA TRADIZIONALE E MEDICINA UFFICIALE IN SENEGAL
Laura Sinagra Brisca - Università degli studi di Torino (Sabrina Renzi - Università degli studi di Torino)
L’intervento approfondisce lo studio delle relazioni tra la medicina tradizionale e la medicina ufficiale in Senegal. Il percorso di interazione tra le due medicine risulta essere uno dei più delicati terreni di discrasia tra ciò che viene annunciato nelle politiche e ciò che effettivamente avviene nelle pratiche.
Lo studio riporta, in chiave comparativa, i risultati di due ricerche sul campo condotte nei contesti urbani di Louga e di Saint Louis. Le posizioni dei diversi soggetti coinvolti (guaritori, medici, pazienti, enti, Ong) sono state raccolte tramite osservazione partecipante e la somministrazione di interviste semi strutturate.
L’analisi delle dinamiche spaziali e degli itinerari terapeutici della popolazione locale ha permesso di comprendere alcune dinamiche circa l’utilizzo di entrambi i metodi terapeutici. È emerso che esistono numerose pratiche annoverate come medicina tradizionale, e che il dialogo tra queste e la medicina ufficiale si fonda ad oggi principalmente sulla fitoterapia. In tale ottica è stato analizzato il ruolo degli organismi di cooperazione nel favorire (o osteggiare) questa interazione di pratiche e la funzione della ricerca nel proporre modelli interpretativi in grado di affiancare e sostenere un possibile dialogo. La disamina congiunta dei risultati dei casi studio ha permesso di individuare alcune possibili linee guida propedeutiche all'integrazione della medicina tradizionale all'interno del sistema sanitario nazionale. Tali linee guida possono essere un utile strumento per eventuali progetti di cooperazione internazionale che mirino a favorire una relazione positiva tra le diverse pratiche adottate dalla popolazione locale.